Nella terra delle patate
Rai.it
Articolo di Rai.it - Smartweb
04/07/2001

Autore: di Snafu
Data: 30/03/2001
 
 
Titolo paragrafo: Consumare il Web

Feed consuma il web. Un gioco sul termine tecnico "data feed" (alimentazione di dati), FEED non fornisce informazioni, ma le consuma, riducendo struttura, significato e contenuto a un flusso di testo e pixels. Un anti-browser, FEED disarticola il Web.


E sono tre. Dopo Shredder e Riot, Mark Napier regala alla rete il terzo anti-browser. Commissionato all'artista dal San Francisco MOMA, per la mostra-evento 010101, FEED trasforma l'interfaccia di navigazione in una tavolozza. Basta selezionare una URL, e lo schermo prende vita: nove riquadri, ognuno dei quali ci mostra un aspetto della pagina prescelta. Non informazioni da leggere o scaricare, ma una serie di funzioni collegate principalmente alle proprietà del colore: lo spettro del blu, del verde e del rosso di un sito, i colori fondamentali contenuti in un pixel, il pixel stesso rappresentato come una griglia, una linea di testo che scorre veloce.

Ma andiamo per ordine. Chi è Mark Napier innanzitutto. Un passato da pittore e un presente da programmatore felicemente sposato, Napier vive da molti anni nella Lower East Side, lo storico quartiere di Manhattan che diede i natali al punk. La transizione dalla pittura all'uso creativo della programmazione non è però semplice, né indolore.

 
Titolo paragrafo: Le Barbie deformi

La transizione dalla pittura all'uso creativo della programmazione non è però semplice, né indolore. E' il 1987 quando Napier inizia a dipingere diversi ritratti di Barbie, rielaborando uno di quei simboli in cui si condensa l’inconscio collettivo della nazione americana. Un esercizio da cui nascono Barbie possedute, anemiche, brutte e grasse, con gli occhi a palla o estremamente languidi, in versione Kate Moss, Bjork o X-files.

Abbandonata la pittura, intorno al ’95, Napier crea un sito, in cui appaiono le diverse versioni alterate della bambola. Nell’ottobre del ’97 però, un avvocato della Mattel stana le Distorted Barbies e invia una lettera che minaccia ritorsioni legali per violazione di copyright. L'artista è così costretto ad abbandonare il progetto, finalizzato alla trasformazione "in un'opera collettiva", di uno dei "simboli religiosi del nostro tempo".

La causa della Mattel lascia dei segni. L'artista inizia così a progettare un marchingegno che sfidi l'autorità delle multinazionali online. Da questa ricerca nasce lo Shredder (o Spappolatore), un applicativo in Java che altera il codice Html, prima che Explorer o Netscape lo leggano correttamente. Basta infatti collegarsi a Potatoland, il sito dell'artista e selezionare da qui una Url, per vedere ricombinati l'aspetto "supeficiale" delle pagine web con il sorgente HTML.
shredder
Da nascosto, il file HTML diviene dunque palese, si fa segno grafico e metatestuale, elemento di costruzione autonomo. Testi, immagini e animazioni perdono così le loro finalità informative per astrarsi su un piano puramente formale ed estetico.

 
Titolo paragrafo: Cadono i recinti del Web

La storia non finisce qui tuttavia. Napier, come dicevamo, vuole sfidare i recinti simbolici del Web, quelli che la Mattel ed altre corporations innalzano attorno ai siti protetti da copyright. Riot (Rivolta), il secondo browser dell'artista, trae il suo nome dagli incidenti che si scatenarono attorno a Tompkins Square, nella Lower East Side. Era il 1988 e squatters e punk si scontravano con la polizia contro la recinzione e la chiusura notturna del parco. Gli agenti immobiliari premevano infatti sulle autorità cittadine perché la piazza fosse "ripulita". Dall’altro lato gli squatters difendevano un territorio che consideravano a tutti gli effetti casa loro. "Riot - racconta Napier – è la metafora di un conflitto territoriale. Il browser prende due territori del web e li sovrappone violentemente, per creare un collage random. Se Shredder faceva a pezzi una sola pagina web, un solo sito, Riot rompe i limiti territoriali del web”.


Il browser infatti, non solo permette di sovrapporre tre Urls nella stessa pagina, ma anche di visualizzare quelle selezionate dagli altri utenti che lo stanno utilizzando. Riot è dunque il primo browser multiutente, che trasforma la navigazione in un’esperienza collettiva. L'attribuzione individuale del senso viene così continuamente sfidata e ridefinita, grazie a una sorta di macchina generatrice d’ironia. Un software che possiamo utilizzare per realizzare le associazioni più improbabili: basta infatti sovrapporre un sito di contenuto pornografico con uno religioso, militare o politico per ottenere risultati assolutamente esilaranti.

 
Titolo paragrafo: La pattumiera virtuale

Servendosi di un semplice applet di Java, Napier dimostra che è possibile appropriarsi non solo dei contenuti del web, ma anche del browser, cioè di strumenti rigidi, apparentemente immodificabili. Questo intento demistificante emerge anche da altri progetti dell’artista. Tra questi citeremo Digital Landfill, ©BOT, e P-Soup. Il primo è una grande discarica in cui è possibile gettare files di testo o immmagini che consideriamo ormai superflui, inutili. Il Landfill ricompone randomicamente questi files offrendoci la sensazione di un paesaggio in continua mutazione, proprio come in una discarica reale.
©BOT, il cui nome sta per Copyright Robots, è un software grafico che permette di comporre uno o più pupazzi a partire da particolari di immagini estratte da pubblicità, etichette di prodotti, simboli pop. Parti di corpi umani o animali, riconducibili a noti cartoons o icone del mondo dello spettacolo, vengono ricombinati per dar vita ai collage più fantasiosi. Ne nasce un’ampia galleria sul web, in cui è possibile pubblicare il proprio Bot ma anche di votare o modificare quelli composti da altri.
L’ultimo progetto di Napier che ricordiamo è una chat grafica. P-Soup si presenta come una specie di mandala elettronico. Basta scegliere dalla barra degli strumenti un quadrato un cerchio o un filo, per generare forme, suoni e colori astratti. Se nello stesso momento si ha la fortuna di incontrare qualcuno collegato a P-Soup, si può giocare componendo insieme geometrie e colori. Il senso della conversazione rimane tutto da scoprire, ma comunicare disegnando è il modo migliore per stimolare altre parti del cervello, rispetto alla comunicazione puramente testuale.